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76 | caleffare. |
la trappola stessa. La provenienza di calappio da un supposto bl. capilaquens, immaginata da alcuni, mi pare insostenibile sotto tutti i rispetti; giacchè foneticamente da capilaqueus verrebbe caplaccio, calaccio; poi è un composto che logicamente non ha ragione di esistere; venendo esso a significare “laccio che prende”; il che sarebbe concetto assai ridicolo. Quanto alla inserzione d’una vocale fra le due prime consonanti, questo è fenomeno assai comune nelle parole it. d’orig. ger. (v. Diez, Gramm. I, conson. ger. Sl-Kn). Deriv.: calappiare, accalappiare, accalappiatore; incalappiare, scalappiare.
Caleffare, beffare, burlare (Sacchetti). Dal mat. klaffen d’ug. sig. Questa derivaz. proposta del Diez ha molto più di verosimiglianza che quella dal gr. χλενάζειν, che, vicino anch’esso di signif., è troppo lontano per la forma. Difatti lo svolgimento fonetico della voce it. dal ger. non presenta altra difficoltà che quella della inserzione dell’a fra le due prime consonanti: fenomeno non raro nel passaggio dal t. in it. (v. Calappio); mentre nel caso della parola gr., oltre all’epentesi, ci sarebbe da spiegare come il gruppo ναζ siasi potuto trasformare in ffare. Quindi la congettura del Bugge ci pare inaccettabile. Dal mat. klaffen si svolsero i sost. mat. klaffaere, klaffer, cläffere, “ciarliero, contradittore, calunniatore”. Il tm. klaffen = “mordere, abbajare”, senso evidentemente affine all’it. Del resto il mat. klaffen spetta alla stessa rad. dell’aat. chlaffôd, clâffôt, chlaffôt, strepito, rumore, e chlaphon, chlafôn, far rumore. Il passaggio poi da “fare rumore” a “beffare” si spiega supponendo che si trattasse, almeno da principio, di beffe fatte col produrre colla bocca o con altro un suono derisorio (cfr. in it. “dare la baia”). Il fr. glapir, gagnolare, schiattire [sost. claband], provenne dalla forma mat. e bt. klappen. In conseguenza la rad. klapp col suo signif. di “percossa, colpo” diè origine a calappio, e con quello di “rumore” a caleffare. Il che potrà parere una