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cafaggiaio — calappio. 75


C

Cafaggiaio, soprintendente a campagne e boschi (Targioni-Tozzetti, † 1786; Casotti). Immediatamente procede dal bl. cafadiarius (v. rub. 133 degli Statuti di Pisa del 1283); il quale nomen agentis s’era svolto dal mlt. cafagium o calefagium. I vecchi etimologisti, indotti dalla somiglianza della forma, traevano quest’ultimo dal l. calefacere, riscaldare. Ma che connessione logica esiste fra “scaldare” e “sovrintendere”? Lo stesso deve dirsi dell’ aat. gaifan, “tagliare curvamente”, proposto da taluni. Io invece credo che provenga dall’aat. chaphên, cafên, chapfên, kapfên, mat. kaphen, kapfen, kaffen; tm. gaffen; anrd. gapen, gap, gapa, ags. geap, ing. gap, “stare aperto, mirare attentamente”, (propriamente “guardare colla bocca aperta”, analogamente al vb. badare). La rad. ger. sarebbe gap che forse è alfine al sans. jabh, scoppiare.

Cafagnare, fare le buche o formelle per piantarvi alberi. L’idea di “apertura” inerente a questo vb. mi fa nascere il sospetto ch’esso ancora derivi dall’aat. chapfên, cafên, mat. kaffen, vicinissimo anche di forma. Nessuno, ch’io sappia, ha fin qui tentato un’etimologia per questa voce.

Calappio, laccio insidioso (Pulci, Morg. 22). Dall’aat. klappa, claph, chlaph, mat. klaph, klapf, klaff, urto, percossa, rumore, trappola. Il tm. Klappe = “molla, nottolino, scoppio”; senso evidentemente affine a quello dell’aat. e mat. Invece il tm. Klaff significa ormai solo “rumore”. Il Kluge crede che la rad. ger. sia un suono onomatopeico, dovuto al fatto che la percossa produce sempre un rumore: quindi dapprima avrebbe significato l’effetto, poscia la causa; e così si spiega come dal denotare il rumore prodotto dal laccio o trappola, sia passato a denotare