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60 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

la differenza delle durate dei percorsi luminosi A B e A’ B fosse esattamente un secondo: si trova in cifra tonda, da sei a sette anni. Le distanze B’ B ed A A' sono dunque da sei a sette volte eguali alla lunghezza dell’orbita terrestre. La luce percorrerebbe A B in sei o sette anni, e A’ B sarebbe più corto di appena un “secondo luce” ossia 300.000 chilometri. L’angolo A B A’ è allora di un terzo di minuto, la centesima parte circa del diametro apparente del sole e della luna. Ritorneremo sulla questione più avanti.

Le stelle fisse piú vicine si trovano ad alcuni anni-luce; ce ne sono dunque alcune appena più lontane che i sei anni-luce di A B. In rapporto all’insieme del mondo stellare percettibile ai nostri telescopi, è il piú prossimo vicinato. Supponiamo dunque che da A si emetta un segnale luminoso che per tutta la zona circostante deve fissare il principio di un’êra nuova; i due osservatori registreranno la stessa data, le posizioni delle lancette delle ore e dei minuti dei loro orologi coincideranno, ma per le lancette dei secondi per quanto gli osservatori stessi siano allo stesso punto e facciano le loro osservazioni col medesimo scrupolo, quella dell’osservatore in movimento sarà in ritardo di un secondo.

Questo esempio mostra la straordinaria piccolezza dei cambiamenti, resi necessari dalla teoria della Relatività.1

  1. È indispensabile insistere sulla straordinaria piccolezza delle correzioni portate dalla nostra teoria alla misura del tempo. Ritenere, sotto il pretesto che l’orologio mobile ritarda, che muoversi è invecchiare meno velocemente, non è naturalmente che un’immagine forzata, come quella della pag. 34, nella quale abbiamo parlato del signore obeso che il movimento fa