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74 estetica trascendentale

dall’intuizione dello spazio (§ 3), è possibile ricavare proposizioni sintetiche a priori. A parlar propriamente, quindi, non converrebbe loro1 nessuna identità, sebbene s’accordino con la rappresentazione dello spazio in ciò, che si riferiscono soltanto alla natura soggettiva di una specie di sensi, per es.: vista, udito, tatto, per le sensazioni del colori, suoni, calore; ma queste, poichè sono semplici sensazioni, e non intuizioni, non fanno conoscere in sè nessun oggetto almeno a priori2.

L’osservazione andava fatta, per impedire che venisse in mente di spiegare l’affermata identità dello spazio con esempi affatto inadeguati, poichè per es. i colori, il gusto, ecc., sono considerati a ragione non come proprietà delle cose, ma semplicemente come modificazioni del nostro soggetto, le quali anzi possono essere differenti nei differenti uomini. In questo caso, infatti, ciò che originariamente è già soltanto fenomeno, per es. una rosa, nel senso empirico vale come cosa in sè, che tuttavia può apparire diversamente a ciascun occhio rispetto al colore.



  1. Cioè alle altre rappresentazioni relative a qualcosa di esterno.
  2. Invece degli ultimi periodi «Da nessun’altra..., tanto meno a priori», la 1ª edizione aveva: «Quindi, questa condizione soggettiva di tutti i fenomeni esterni non può esser paragonata con nessun’altra. Il buon sapore d’un vino non appartiene alle determinazioni oggettive di esso, e perciò di un oggetto considerato magari come fenomeno, ma alla speciale conformazione del senso nel soggetto che lo gusta. I colori non sono punto qualità dei corpi, della cui intuizione fanno parte, ma soltanto modificazioni del senso della vista, che viene in un certo modo affetto dalla luce. Al contrario, lo spazio, come condizione degli oggetti esterni, appartiene necessariamente al loro fenomeno o intuizione. Sapore e colori non son per nulla condizioni necessarie, in cui soltanto le cose possan diventare oggetti per noi dei sensi. Essi non sono se non effetti accidentali e accessorii della nostra speciale organizzazione connessi col fenomeno. Non sono perciò rappresentazioni a priori, anzi sono fondati nella sensazione; il buon sapore poi anche sul sentimento (piacere, pena), come effetto della sensazione. Così pure nessuno può avere a priori nè una rappresentazione di colore, nè una rappresentazione di sapore; lo spazio invece riguarda soltanto la forma pura della intuizione, non comprende perciò in sè nessuna sensazione (nulla di empirico), e tutti i modi e le determinazioni dello spazio possono, anzi devono, poter essere rappresentate a priori, se debbono derivarne così i concetti delle forme come i loro rapporti. Soltanto per lo spazio è possibile che le cose sieno per noi oggetti esterni».