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analitica dei concetti 151

bile, così l’immaginazione, per via della condizione subbiettiva, per cui soltanto può dare dai concetti dell’intelletto una intuizione corrispondente, appartiene alla sensibilità; pure, in quanto la sua sintesi è una funzione della spontaneità (determinante e non, come il senso, semplicemente determinabile, che può perciò determinare a priori il senso della sua forma, in conformità della unità dell’appercezione), l’immaginazione è pertanto la facoltà di determinare a priori la sensibilità; e la sua sintesi delle intuizioni, conforme alle categorie, dev’essere sintesi trascendentale dell’immaginazione; che è un effetto dell’intelletto sulla sensibilità e la prima applicazione (base insieme di tutte le altre) di esso ad oggetti dell’intuizione a noi possibile. Essa è da distinguere come sintesi figurata dall’intellettuale, che è senza immaginazione e solo per mezzo dell’intelletto. Ora, in quanto l’immaginazione è soltanto spontanietà, io la chiamo anche talvolta immaginazione produttiva, e la distinguo così dalla riproduttiva, la cui sintesi è sottoposta unicamente a leggi empiriche, a quelle cioè dell’associazione; e che quindi non conferisce punto alla spiegazione della possibilità della conoscenza a priori, nè rientra perciò nella filosofia trascendentale, ma nella psicologia.

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È questo ora il luogo di spiegare il paradosso, da cui ciascuno sarà stato colpito nella esposizione della forma del senso interno (§ 6): che cioè questo rappresenti alla coscienza noi stessi, non già come noi siamo in noi stessi, ma soltanto come appariamo a noi; poichè noi ci intuiamo soltanto come siamo interiormente modificati; il che sembra esser contraddittorio, dovendo noi condurci passivamente verso noi stessi; e quindi si è soliti nei sistemi di psicologia identificare piuttosto il senso interno e la facoltà dell’appercezione (che noi teniamo con ogni cura distinti).