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144 logica trascendentale

mira appunto a distinguere l’unità oggettiva delle rappresentazioni date, dall’unità soggettiva. Essa infatti designa la loro relazione con l’appercezione originaria e la loro unità necessaria, anche quando il giudizio stesso sia empirico, e perciò accidentale, come ad es.: i corpi sono pesanti. Con ciò non voglio dire già, che queste rappresentazioni nell’intuizione empirica siano necessariamente subordinate l’una all’altra; ma che esse sono l’una all’altra subordinate mercè l’unità necessaria dell’appercezione nella sintesi delle intuizioni, e cioè secondo principii della determinazione oggettiva di tutte le rappresentaizoni, in quanto se ne può aver conoscenza; i quali principii sono derivati tutti da quello dell’unità trascendentale dell’appercezione. Solamente così da questo rapporto nasce un giudizio, ossia un rapporto valido oggettivamente, e che si distringue appunto dal rapporto delle rappresentazioni medesime, in cui c’è solamente un valore soggettivo, per es., secondo le leggi della associazione. Secondo queste, io potrei dire soltanto: «ogni volta che porto un corpo, sento una impressione di peso»; ma non: «esso, il corpo, è pesante»; che val quanto dire che le due rappresentazioni sono unite nell’oggetto, indipendentemente cioè dallo stato del soggetto, e non stanno insieme semplicemente nella percezione (per quanto spesso essa possa essere ripetuta).


§ 20.

Tutte le intuizioni sensibili sottostanno alle categorie, come condizioni in cui soltanto il molteplice di quelle può raccogliersi in una coscienza.

Il molteplice dato in una intuizione sensibile è necessariamente subordinato all’unità sintetica originaria dell’appercezione, poichè solo per essa è possibile l’unità dell’intuizione (§ 17). Quell’operazione dell’intelletto, per