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analitica dei concetti 137

zioni logiche dei giudizi, ma in questi già è pensata l’unione, e perciò l’unità dei concetti dati. La categoria dunque presuppone già l’unificazione. Dobbiamo dunque cercare ancora più in alto l’unità (come qualitativa, § 12), cercarla in ciò che contiene il principio stesso dell’unità di diversi concetti nei giudizi, e perciò della possibilità dell’intelletto, perfino nel suo uso logico.


§ 16.

Dell’unità sintetica originaria dell’appercezione.

L’Io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni; chè altrimenti bisognerebbe in me immaginare qualcosa, che non potrebbe essere per nulla pensato, il che poi significa appunto che la rappresentazione o sarebbe impossibile, o almeno per me, non sarebbe. Quella rappresentazione, che può esser data prima di ogni pensiero, dicesi intuizione. Ogni molteplice dunque della intuizione ha una relazione necessaria con l’Io penso, nello stesso soggetto, in cui questo molteplice s’incontra. Ma questa rappresentazione è un atto della spontaneità, cioè non può esser considerata come appartenente alla sensibilità. Io la chiamo appercezione pura, per distinguerla dalla empirica, o anche appercezione originaria, poichè è appunto quella autocoscienza che, in quanto produce la rappresentazione Io penso, — che deve poter accompagnare tutte le altre, ed è in ogni coscienza una e identica, — non può più essere accompagnata da nessun’altra. L’unità di essa la chiamo pure unità trascendentale della autocoscienza, per indicare la possibilità della conoscenza a priori, che ne deriva. Giacchè le molteplici rappresentazioni, che sono date in una certa intuizione, non sarebbero tutte insieme mie rappresentzioni, se tutte insieme non appartenessero ad una autocoscienza; cioè, in quanto mie rappresentazioni (sebbene io non sia consape-