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136 logica trascendentale

plice forme dell’intuizione sensibile; perchè essa è un atto della spontaneità dell’attività rappresentativa; e poichè questa occorre chiamarla intelletto per distinguerla dalla sensibilità, così ogni unificazione, — ne abbiamo noi o no coscienza, e sia unificazione del molteplice dell’intuizione, o di molteplici concetti, e nel primo caso, intuizione del sensibile o del non sensibile, — è un’operazione dell’intelletto, che possiamo designare colla denominazione generale di sintesi, anche per far in tal modo rilevare, che noi non possiamo rappresentarci nulla ridotto a unità nell’oggetto, senza averlo prima ridotto già noi ad unità, e che tra tutte le rappresentazioni l’unificazione è la sola, che non è data dagli oggetti, ma può essere prodotta solo dal soggetto, essendo un atto della sua spontanea attività. Qui facilmente si scorge che questo atto deve essere originariamente unico e valevole ugualmente per ogni unificazione, e che la divisione (analisi), che sembra essere il suo opposto, lo presuppone tuttavia sempre; giacchè, se l’intelletto nulla ha prima unificato, non può nulla dividere, poichè soltanto per opera di esso è possibile che all’attività rappresentativa sia stato dato qualcosa come unificato.

Ma il concetto della unificazione implica, oltre al concetto del molteplice e della sintesi di esso, anche quello dell’unità di esso. Unificazione è la rappresentazione dell’unità sintetica del molteplice1. La rappresentazione di questa unità dunque non può sorgere dall’unificazione, ma essa piuttosto, intervenendo nella rappresentazione del molteplice, rende quindi primieramente possibile il concetto della unificazione. Questa unità, che precede a priori tutti i concetti di unificazione, non è punto la categoria della unità (§ 10): giacchè tutte le categorie si fondano su fun-



  1. Non è questo il luogo di vedere se le rappresentazioni stesse sieno identiche, e perciò se l’una possa essere pensata analiticamente mediante l’altra. La coscienza dell’una, in quanto si parla del molteplice, è sempre da distinguere dalla coscienza dell’altra, e qui si tratta soltanto della sintesi di questa (possibile) coscienza. (N. di K.)