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18 delle disposizioni personali.

semplice, e il bello soffre d’andare adorno sin con ricercatezza. Una grande elevatezza è egualmente sublime al pari d’una grande profondità; questa però è accompagnata da un sentimento di ti-

    caddi prostrato, senza sapere chi colà ritenevami così sospeso — avrei voluto rialzarmi e fuggire — ma dove? — immensissime lagune mi stavan dattorno, e sotto i piedi — e alle spalle — e sul capo — e per tutto — talchè ove avrei trattenuti i miei passi, spiccato una fuga precipitosa? — Ma chi ritenevami in quel modo meraviglioso? — Una secreta forza che impedivami di avanzare un sol passo — come mi era dato di scorgerla? — la quale, altre al ritenermi così immobile, per forza obbligavami di aprire gli occhi miei di rincontro all’inesprimibil splendore dell’ineffabile globo — e la mia debole natura forzavami di chiuderli — talchè in quel momento, in che mi fu forza di starvi al cospetto, e nell’aprire e nel chiuderli tutta consistè la mia vita. — Con ogni mia forza stringeva gli occhi miei, e la forza invisibile riaprivali; — quando sentii una voce cui non và a paro quella del tuono, nè lo stridere della bufera, nè lo strepito de’ venti, nè il muggire dell’onde fragorose — cercavami conto d’ogni mio imperdonabile trascorso; — voleva parlare e rispondere — ma che? per escusarmene forse? non mai — per impietosire quel giudice sovrano? nemmeno — per implorargli perdono? neppure — e perchè.... per sentire al più presto pronunziare sul mio essere la sentenza dell’ultimo suo destino, fosse pur stata la più ter-

    Così l’ottavo, e ’l nono: e ciascheduno
      Più tardo si movea, secondo ch’era
      In numero distante più da l’uno:
    E quello avea la fiamma più sincera
      Cui men distava la favilla pura;
      . . . . . . . . . . . .