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vincenzo monti | 125 |
Governo, che disse farlo «per secondare le generose intenzioni della illuminata superiore sapienza». Gli avversarj, che necessariamente doveva eccitargli quel lavoro1, e massime i Toscani, asserirono che l’Austria avesse indotto il Monti a intraprenderlo per aizzare la più biliosa delle razze, quella de’ grammatici, e seminar così altra zizzania fra gli Italiani. Convenivano nel Monti tutti gli elementi di felice riuscita; era cresciuto in paese ove il buon italiano corre per le strade; avea fatto tesoro delle migliori maniere de’ classici: deliziavasi di Virgilio; beffando il Cesari come arcaico, pareva dar ragione a chi la lingua scritta vuole avvicinare alla parlata: laonde, affidatosi alla franca famigliarità dello stile, spiegò nella prosa quella ricchezza, disinvoltura ed eleganza che nella poesia: con belle vedute, con savie correzioni filologiche, con capestrerie tutte vive, con argute e non triviali allusioni rese ameno un trattato pedantesco, e Italia potè rallegrarsi d’avere un altro insigne prosatore; merito assai più raro che quello di insigne poeta. Ma egli confondeva un’Accademia, spesso fallace, con la lingua stessa; gli scrittori coi parlanti; affollava arguzie in luogo d’argomenti; e soffiava nelle invidie municipali col resuscitare antiche e irresolubili quistioni.
Gli errori che apponeva alla Crusca, erano in gran parte stati avvertiti dall’Ottonelli, dal Tassoni, da altri anche membri d’essa Accademia; molti risultavano da migliore lezione de’ classici e dal buon senso; non pochi riduceansi a quelle fisicherie, che trova in qualunque libro chi si proponga unicamente di censurarlo. Quanto alla teorica, esso preconizzava la lingua cortigiana, scelta, letteraria, o comunque la denominino; che insomma non conosce nè tempo nè luogo determinato, ma è il meglio di quel che scrissero i buoni autori in tutta Italia. Pongo questa dottrina generale, ma vi si troverà facilmente anche l’opposta; avvegnachè l’opera manchi di canoni fissi, non determinando prima la natura delle lingue, il fondamento, l’autorità che le sancisce e le riforma, siccome sarebbe indispensabile a trattati di tale natura.
- ↑ Il Foscolo scriveva allora s’un giornale in Inghilterra: — Voglia il cielo che tale impresa, la quale dovrebbe esser condotta con fredda riflessione e dirigersi all’utilità, possa andar esente da quelle inavvertenze che per la fretta e per la passione sfigurarono gli antecedenti scritti polemici di questo autore a segno da ridurli all’abiettissimo grado di controversie personali».
Vedi l’appendice D.