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vincenzo monti 93

nel brevetto che avrebbe pensione, non obbligo di scrivere la storia. Lo credo.

VI.

È funesta inclinazione degli uomini il prender calore pe’ fatti anormali, per lo spettacolo della forza, per la riuscita. Un giovane di 28 anni, con 20,000 uomini sprovveduti, scendea dall’Alpi, sperdeva gli eserciti agguerriti del Piemonte e dell’Austria, dava lo sfratto ai re centennarj. Mai la grandezza d’un uomo non erasi spiegata con più fulmineo splendore, o avea più rapito la pubblica opinione con colpi audacissimi e pur tanto calcolati. Alle genti dormiglianti nella pace gridava, Sorgete; e annunziava di non muovere guerra ai popoli, bensì ai loro capi, i quali nello stile d’allora doveansi chiamare tiranni; che farebbe l’Italia, quasi avesse cessato d’esistere l’Italia di Dante, di Michelangelo, di Machiavello, d’Alfieri; che non saremmo nè tedeschi, nè francesi, ma italiani; intanto sovvertiva la geografia, le leggi, le consuetudini nostre, ma col braccio di ferro conservava la quiete e rimetteva l’ordine, nei santi nomi di libertà e d’eguaglianza.

Sono promesse che, ridestate due o tre volte ogni secolo, riscossero sempre applausi e adorazione, finchè si risolvono in disinganni, sacrifizi, patimenti; e ogni volta si ripetè che per l’addietro erano illusioni, bugie, astuzia d’ambiziosi, ma adesso verità, realtà.

Il giovane Buonaparte cacciò gli antichi signori; non era diritto da parte sua il divenir esso signore, giustizia da parte nostra il lasciargli ogni potestà? Con questa fede, disfece, rifece le repubbliche nostre; poi l’alloro volle cambiare in corona, e cingendosi quella di ferro, esclamò: — Dio me l’ha data, guai a chi la tocca». Allora nuovo esaltamento della pubblica opinione, e l’orgoglio di veder costituito un regno d’Italia, che, fra l’incalzante succedersi di vittorie, sistemavasi con teatrale allettativa, ingenti spese, misto di serie preoccupazioni e frivoli passatempi, inebbriando di elevate speranze e cullando di molli condiscendenze, così da rimaner nelle memorie siccome l’età, non la più felice, ma la più splendida del bel paese. Mentre i buoni delle interminabili guerre e della dipendenza dalla Francia consolavansi nella fiducia della quiete e della lusingata indipendenza, in altri ingerivasi un’epidemia d’egoismo e di bassezza,