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nell’uno maggiore profondità di pensieri e potenza creatrice, nell’altro maggiore lindura ed artifizio; quello genio, questo artista; uno finisce come l’Albano, l’altro tocca come Salvator Rosa; uno inonda di melanconia pacata1 come le cavate di notturno liuto, l’altro colpisce come lo schianto della saetta.

L’un e l’altro seppero quanto al loro secolo si poteva, anzi si volle trovarvi divinazioni o presentimenti di scoperte posteriori2, e Dante in astronomia fece uno sfoggio che, quand’anche non erra, costringe a lunghissimo ragionamento per raggiungere il senso delle

  1. Eppure la parola melanconia nè una volta si trova ne’ suoi versi.
  2. Indicò chiaramente gli antipodi e il centro di gravità della terra: fece argute osservazioni sul volo degli uccelli, sulla scintillazione delle stelle, sull’arco baleno, sui vapori che formansi nella combustione (Inf. XIII, 40; Purg. II, 14; XV, 16; Parad. II, 35; XII, 10). Prima di Newton assegnò alla luna la causa del flusso e riflusso (E come ’l volger del ciel della luna Copre e discopre i lidi senza posa. Parad. XVI). Prima di Galileo attribuì il maturar delle frutte alla luce che fa esalare l’ossigeno (Guarda il color del Sol che si fa vino Giunto all’umor che dalla vite cola. Purg. XXV). Prima di Linneo e dei viventi dedusse la classificazione dei vegetali dagli organi sessuali, e asserì nascer da seme le piante anche microscopiche e criptogame (Ch’ogn’erba si conosce per lo seme. Purg. XVI; Quando alcuna pianta Senza seme palese vi s’appiglia. Ivi, XXVIII). Sa che alla luce i fiori aprono i petali e scoprono gli stami e i pistilli per fecondare i germi (Quali i fioretti dal notturno gelo Chinati e chiusi, poichè il Sol gl’imbianca, Si drizzan tutti aperti in loro stelo. Inf. II); e che i succhi circolano nelle piante (Come d’un tizzo verde ch’arso sia Dall’un de’ capi, che dall’altro geme E cigola per vento che va via. Inf. XIII). Prima di Leibniz notò il principio della ragion sufficiente (Intra duo cibi distanti e moventi D’un modo, prima si morrìa di fame Che liber uom l’un si recasse a’ denti. Parad. IV). Prima di Bacone pose l’esperienza per fonte del sapere (Da questa istanzia può deliberarti Esperienza, se giammai la provi, Ch’esser suol fonte a’ rivi di vostr’arti. Parad. II). Anzi l’attrazione universale vi è adombrata, cantando. «Questi ordini di su tutti rimirano, E di giù vincon sì, che verso Dio Tutti tirati sono e tutti tirano» (Parad. XXVIII). Indica pure la circolazione del sangue, dicendo in una canzone: «Il sangue che per le vene disperso Correndo fugge verso Lo cor che il chiama, ond’io rimango bianco.» Il che più circostanziatamente esprime Cecco d’Ascoli nell’Acerba:

                        Nasce dal cuore ciascheduna arteria
                        E l’arteria sempre dov’è vena;
                        Per l’una al core lo sangue si mena,
                        Per l’altra vien lo spirito dal core;
                        Il sangue pian si muove con quiete.

    Michele Baldacchini mostrò la valentia di Dante nella musica, Vincenzo Lomonaco lo considerò qual giureconsulto negli Atti dell’accademia di Napoli, 1871.