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dioso, che ritragga la vita umana nella maggior sua universalità, e la vita sociale e politica d’un’età particolare. Abbraccia essa dunque la storia, le credenze, tutte le cognizioni d’un popolo, il compiuto quadro della presente e della futura esistenza, il godimento e l’anima della vita, il mondo della spontaneità e quello della riflessione, e lo spirito comune de’ varj tempi; infondendo il sentimento vago e melanconico della religione del passato.

Ma la materia e la forma della poesia sono concepite e usate differente dagli uomini di genio e dagli uomini di gusto, dai poeti primitivi e dai poeti colti. I primitivi non mostrano conoscere la propria possa e i mezzi onde conseguiscono grandi effetti; cadono in frequenti negligenze; non cercano la finitezza; negligono la melodia, mentre abbondano d’armonia imitativa; simili a cavriuoli che si slanciano per le balze più ardite e di sopra le voragini; ingenui di linguaggio come di idee, ripetendo parole e concetti, e non brigandosi di quel che la critica vi potrà appuntare, offendono l’arte, ma meglio rappresentano la natura, nelle cui opere il bello si trova accanto al deforme, l’aconito al ditamo, l’ussignolo alla strige.

La poesia primitiva poi suppone sempre un pensiero religioso, come l’odor d’incensi annunzia la vicinanza d’un tempio.

Tali poeti, il cui tipo fra noi è Dante e in minore scala i cronisti e gli autori delle laudi e delle leggende, differiscono dai poeti colti quanto l’uomo dell’innocenza dall’uomo delle passioni. Costoro, scrivendo a tavolino, vedonsi innanzi il cipiglio o il ghigno del censore, l’applauso o la negligenza del pubblico; han bisogno della protezione, alito de’ mediocri: mentre il genio usa istintivamente della propria ricchezza, e la profonde senza misurarsi nè volgersi indietro nè stancarsi, questi procedono ad orme regolari, riflettono, correggono, dubitano, verificano, cangiano: preparano un solletico agli orecchi, un diletto all’immaginazione o anche alla ragione o al fino gusto; nulla porgono se non meditato, forbito, elegante; possono render ragione di ciascun passo che danno, giustificarlo cogli esempj e coi precetti. Opere siffatte sono meglio sentite e lodate, perchè l’arte è più accessibile che non il genio, e gli uomini ammirano in altrui le qualità di cui hanno il germe in sè. E perchè a ciascuno è fissato un livello, oltre il quale più non gli è respirabile l’atmosfera, gli scrittori originali sono da minor numero compresi che non i mediocri; il merito loro è più spesso revocato in dubbio, perchè offrono quasi tanti appigli alla censura quanti all’ammirazione.