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376 | illustri italiani |
si è più curiosi. Questa Corinna ignoriamo chi fosse, ma il poeta ci disse troppo qual fosse. Egli stesso però, sebbene le avesse promesso costante servitù e pura fede1, e realmente fosse preso di quelle bellissime forme, non distoglievasi da altre, come fa chi soltanto la bellezza ama; quantunque disapprovasse questa sua inclinazione, non sapeva resistervi2, e come don Giovanni, amava tutte, purchè donne; le amava per consolarsi coll’una dei torti dell’altra, e parevagli gran virtù se non insidiava matrone oneste, se non divulgava le sue avventure, se non ne inventava3, se non rendeva pubblici i biglietti avuti; e purchè non si negassero i depositi, non si mancasse alle promesse, non s’ammazzasse, non si frodasse, credea si potesse ingannar le donne, ingannatrici esse4. Or va e credigli quando protesta che i suoi costumi erano ben diversi da’ suoi carmi, e se la Musa era lasciva, casta era la vita5. Vero è solo che non metteva in piazza i nomi proprj, come usavano Catullo, Orazio, Marziale, nè com’essi fa pompa d’infamie contro natura; lo che non toglie sia forse il più osceno de’ poeti latini.
Il più osceno, eppure il solo che avesse moglie; il solo che per la moglie sua ci desti interesse, benchè nè il nome nè la famiglia ci sveli di essa, nè dei mariti della sua tanta amata figliuola. Ma questa assidua vicenda di matrimonj di essa o del padre rivela la sciagurata condizione di quei primi anni dell’impero romano, quando
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Accipe per longos tibi qui deserviat annos,
Accipe qui pura novit amare fide.Amor. I, 3.
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Confiteor, si quid prodest delieta fateri....
Odi, nec possum cupiens non esse quod odi.Amor, 11, 4.
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Scis.... non me legitimos sollicitasse thoros.
De Ponto, III, 3.
Nomine sub nostro fabula nulla fuit.
Amor. IV, 10, Ars Amor. III, Amor. II, 10 e passim.
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Redite depositum....
Vacuas cædis habete manus.
Ludite, si sapitis, solas impune puellas....
Fallite fallentes.Ars Amor. I.
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Crede mihi, mores distant a Carmine nostri,
Vita verecunda est, musa jocosa mihi.Trist. II.