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Libro Primo. 7

di queste Nationi, secondo che habitavano esse trà confini differenti nella Gallia, e nell'Alemagna; cosi divise questa gran Provincia in più Contrade, assegnando a ciascuna di esse, acciò con maggior commodità, e pace vi soggiornassero, conforme il numero delle persone, assai honesta, e convenevole parte. Quindi ài Laij, à i Libutij, & à i Cenomani con termini distinti compartito, consegnò tutto quel gran tratto di terreno, che frà l'Alpi, & il Pò si contiene, e sino all'Angolo Veneto si contermina ove non ardirono i Galli per la tema de' fieri habitanti, entrare. A gli Insubri, à cui non meno in amicitia, che in sangue egli era congionto, diede quel nobilissimo sito, che s'allarga frà il Tesino, e l'Adda, il qual da Paesani veniva (come si disse) Subria da Subrio, Villaggio principale della contrada, chiamato: & à questo aggiungengo due lettere, co'l medesimo nome, che la Provincia loro, ne i Celti era detta, chiamavasi; Onde per l'innanzi non più Subria; mà Insubria, da gli Scrittori è sempre stata nomata. Alle ripe del Pò, verso l'Oriente, pose gli Anani, e dopò questi trà l'Adriatico, e l'Apennino i Boij, tra i cui confini, el Rubicone, collocò gli Egani: & ultimamente ne i fecondissimi campi, che trà il Rubicone, e l'Esino giacenti si vedono, de Senoni le Colonie dedusse, come appresso i Cronisti più antichi si legge, che di quei tempi lasciarono scritto i fatti, e specialmente appresso Polibio nel secondo libro delle sue Historie, il quale come quì sotto ne ragiona.
Inter Padum, atque Alpes habitant Laij mox Libutij: de hinc ingens Insubrum natio. Post non longè à ripa fluminis Cenomani Loca vero Mari Adriatico vicina antiquum à Paphlagonia gens coli. Hi Veneti appellati, neque moribus, neque ornatu corporis: sed tantummodo lingua à Gallis diformata. Inter Apenninum rursus, & Padum primo Ananes, post Boij, inde Eganes; postremò Senones; qui iuxtà Adriaticum mare extremi omnium Gallorum incoluerunt. Sopra queste parole di Polibio, in cui chiama ultimi i Sennoni, molti che dopò lui dei medesimi scrissero, han detto, che questi Popoli non descendessero in Italia con Belloveso: mà per altre occasioni venissero molti anni dopò: Anzi l'istesso Livio, par che lo ponga in dubbio nel quinto Libro della prima Deca, cosi scrivendone.
Tunc Senones recentissmi advenarum à Vite flumine usque ad Aesum fines habuere. E Verno fondato in queste parole, come anco sopra le recitate di Polibio, scrisse, che le dette genti, furono chiamate Senoni, quasi Cenonas, cioè, ultimi, ò vero novi, perche eran gli ultimi di tutti i Galli a comparir in Italia. Mà l'inganno di Verno, & d'ogni altro di tal opinone, scoprì Sempronio in breve discorso, nella divisione d'Italia, così dicendo. Senonum Gallia togata dicitur ab ijs, qui primi in Italiam transcenderunt. In conformità di questo, è certo, che

i Senoni,