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Libro Secondo. 109

all’Oriente; & all’Occaso il Misa. Mentre che in questa Provincia regnarono i Senoni, fù Sinigaglia (come che di quelli era Metropoli) d’Italia la Città più famosa, per la bravura, e per lo temuto valore de i medesimi, che formidabili erano diventati, Non meno alle straniere nationi, che all’istesse, le quali di quà, e di là dal Pò nella Gallia Cisalpina erano soggiornati; nella cui stima, intorno à trecent’Anni si mantennero sempre, sinche di questi le forze andarono alle Romane del pari. Mà quelle poscia declinando (mercè all’eccesso enorme, commesso nel violare il Ius delle Genti, quando in essa uccisero i prigioni, che d’Arezzo nella giornata acquistato s’havevano, co’ gl’Ambasciadori, gionti ad essi per riscattarli con l’oro: Onde fù ella per ispecial Decreto Celeste da Romani riempita del sangue barbaro de’ Cittadini suoi, & quasi distrutta) andò con tutta la Regione de’ Vincitori in preda, circa l’Anno dell’edificatione di Roma 474. che fù inanti al parto della Vergine 278. à riferir di Polibio nell’allegato libro delle sue Historie. Piacendo sommamente a’ Romani questo sito ameno, e delitioso; tutto il paese dà sì fieri habitatori fatto libero, in Sinigaglia una Colonia dedussero; e questa per del tutto renderla sicura cinsero di muraglie: Indi, oltre i publici edificij, che vi trovarono (i quali si crede fossero di qualche decoro) specialmente il Palazzo del Magistrato, col Tempio, ancora molto accrescendola, magnifiche habitationi fondaronvi, tutte, secondo i principij Archititonici in ordinanza disposte; di cui i Romani si servivano in quel tempo nelle strutture più degne, anche nell’istessa Roma: Onde riuscì meravigliosa, e di si celebri edificatori opera famosa. A cui per honorarla d’avantaggio diero il titolo di Città, non alterandole punto di Sena l’antico nome, per la fede, che ne fà Polibio nel citato luogo: Nam ipsi Urbem Coloniam inducunt, eam veteri nomine, quod primo à Gallis habitata fuerat, Senam appellant. L’istesso afferma Livio nel primo Libro della seconda Deca, benche non incontri con Polibio nell’Anno, dicendo egli questo esser accaduto di Roma il 462. non molto prima che Pirro Re de gli Epiroti venisse al soccorso di Taranto, nella magna Grecia in Italia. E Polibio tre Anni dopò la navigatione di esso Pirro afferma esser stato. Mà perche la diversità di questi Autori gravi, solamente in dodici Anni consiste, non altera punto la verità dell’Historia. Quantunque per aviso di Marsilio Lesbio maggior fede prestar si deve à Polibio, che dentro à Roma, in quei tempi quasi medesimi ritrovandosi, di questo scrisse; che à Livio, il quale molti secoli dopò in Padova sua Patria le Croniche de’ Romani compose, cosi nell’origine dell’Italia il citato Lesbio scrivendone: Nam degentis antiquitate, & orgine magis creditur ipsi genti, atque vicinis, quam remotis, & externis. Stette questa Città sotto

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