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146 de antiquissima italorum sapientia

come false o almeno come improbabili, ma solo intendesi di semplicemente accennarle, come bisognose di qualche sorta di spiegazione e di pruova. Che se il sig. Giambattista di Vico, in cui abbiam sempre considerato la gentilezza uguale alla dottrina, vorrà riguardare questa nostra Replica come degna di qualche novella Risposta, allora noi unendo insieme, come in un sol corpo, e ’l suo primo libricciuolo di Metafisica, e ’l secondo libricciuolo della sua Risposta, e ciò che noi avrem detto nel presente Articolo e ciò che a lui sarà paruto di rispondere a noi: allora, io dico, ci riputeremo d’avere ottenuto il nostro intento, cioè di tutte quest’opere insieme essersi composta, non più una brevissima Idea di Metafisica, ma una Metafisica intiera e in tutte le sue parti perfetta.» Talchè io voglio, e debbo volerlo, che ’l mondo creda, con questa Risposta, me non contender con essovoi, ma avervi ubbidito; ed ossequiando tutte le loro Signorie Illustrissime, fo loro umilissima riverenza.


EDITORIS MONITUM


Cum alterum hoc Vici Responsum Ephemerides vulgo Giornale de’ Letterati d’Italia (tom. XII, pag. 417-418. Venetiis, 1712) innueret, haec tantum proferebat: «Dessa è scritta con molta dottrina, difendendosi da quelle cose che gli si appongono, delle quali pure alcuna gentilmente afferma essere vera.» Et addebat: «A questa noi niente replichiamo, e per riverenza dell’Autore che nostro parzialissimo si dichiara, e per non moltiplicare in infinito le contese.» Revera disputationes Vici, quae ad librum De Antiquissima Italorum Sapientia, etc., pertinent, hac Declaratione finem habuere:


DICHIARAZIONE


«Perchè in questi miei libricciuoli di Metafisica alcuno non possa con mente men che benigna niun mio detto sinistramente interpretare; metto qui insieme le seguenti dottrine sparsevi, dalle quali si raccoglie ciò che professo: che le sostanze create non solo in quanto all’esistenza, ma anebe in quanto all’essenza, sono distinte e diverse dalla sostanza di Dio. Nel cap. IV della Metafisica, pag. 64, dico, l’essenze essere le virtù delle cose: nella Prima Risposta, pag. 107, dico che l’essenza è propia della sostanza: nella Seconda Risposta, pag. 135, dico che l’essere è propio di Dio, l’esserci è delle creature; e che ciò con molta proprietà dicesi nelle Scuole, Dio essere sostanza per essenza, le cose create per participazione. Talchè essendo Dio altrimente sostanza, altrimente le creature, e la ragion d’essere, o l’essenza essendo propia della sostanza; si dichiara che le sostanze create, anche in quanto all’essenza, sono diverse e distinte dalla sostanza di Dio.»