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italorum sapientia 121

§ i.
Della condotta dell’Opera.


Circa la condotta di me onorevolissimamente dite così (pag. 118): «Dipoi chiediamo alla benignità di quell’erudito Signore la facoltà di dir con modestia in questo proposito il nostro sentimento; cioè che volendosi ricercare qual fosse la Filosofia antichissima dell’Italia, e’ non era da rintracciarla tra l’origini e significati de’ latini vocaboli, la qual via è incertissima, e suggetta a mille contese; ma egli era da procacciarsela in rivangando e dissotterrando, per quanto si può, i monumenti più antichi della vecchia Etruria, onde i Romani ricevettero le prime leggi spettanti sì al governo civile della sua Repubblica, sì a’ sacri riti della sua religione: ovvero almeno egli era da ricercare quali fossero i principj di quella Filosofia cui dalla Jonia traslatò Pitagora nell’Italia, la quale avendo messe le sue prime radici in quelle parti dov’ora il sig. di Vico fa con tanto di gloria spiccare la sua eloquenza e dottrina, in spazio assai breve di tempo si dilatò per lo stesso Lazio ancora.»

E per quello che dite delle cerimonie e delle leggi romane, io non niego essere cotesti nobilissimi desiderj; ma ad eguali e forse maggiori incertezze sarebbe stata l’una o l’altra opera soggetta. Imperciocchè all’una avrebbe arrecato grandissime tenebre il secreto della religione, che sempre, per farla più venerabile, fu tenuto in gran conto; avendosi ad iscoprire misteri, che perciò lo sono perchè sono difficili ad iscoprirsi. Onde giudico sarebbe stata l’istessa fatica che rintracciarla dalle antiche favole: poichè da’ poeti i fondatori delle repubbliche presero le deità, e le proposero a temere e riverire a’ lor popoli. Ma ciascun sa quanto in cotal lavoro abbiano travagliato con infelice successo i Mitologi.

Il poco numero poi delle leggi regie che ben poterono di Toscana passare in Roma, e ’l non sapere or noi di certo quali tra frammenti della legge delle XII Tavole esse sieno, a distinzione di quelle che portate di Grecia ben dieci n’empirono, faceano non meno difficile e contrastata quest'altra impresa.

Ripeterla finalmente fin dalla Jonia e dalla pitagorica scuola, egli non era investigare la filosofia antichissima dell’Italia, ma una più novella di Grecia.

Perchè io da quelle poche memorie che ci giunsero de’ suoi placiti, che son pochissime ed oscurissime, la ripeto sì da Pitagora, ma non la fo venire di Grecia, e la fo più antica di quella di Grecia. Conciossiacosachè nel Proemio di tutta l’Opera arrecai forte conghiettura che in Italia fossero lettere molto più antiche delle greche, a cagion che l’architettura toscana è la più semplice dell’altre quattro restanti greche; e l’inven-