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RISPOSTA
di Giambattista di Vico all’Articolo X del Tomo VIII del Giornale de’ Letterati d’Italia1.


Io mi reputo favorito molto ed egualmente onorato dalla Replica che le SS. VV. Illustrissime nell'art. X del tomo VIII del Giornale de’ Letterati d’Italia hanno scritto contro alla Risposta che io mandai fuora in difesa della Metafisica contenuta nel mio primo libro De Antiquissima Italorum Sapientia ex Linguae Latinae originibus eruenda. Imperciocchè avendo io questa indirizzato ad un dotto Signore anonimo, per dimostrare che io voleva difender me, non già dar briga a voi; che quantunque gli esempj di ciò sieno spessi e molti in Francia, in Olanda, in Germania; non volea io però esser il primo a darlo in Italia con voi, i quali tanto bene meritate delle lettere italiane, per dubbio non gli altri, seguendolo, attaccassero contese, se giammai si sentissero poco soddisfatti de’ vostri rapporti e giudizj: e perchè non sapea di certo qual Signore di voi avesse concepito l'estratto di quel mio libricciuolo, ed anche avendolo di certo saputo, per vostro e suo riguardo non l'avrei né men fatto; perchè non è lecito di scovrire chi vuole star nascosto, e molto meno chi lo deve, per non ferire la libertà che hassi a lasciar intiera ad un ordine di uomini che sostengono persona di storici veritieri e di giudici spassionati de’ letterati viventi. Con tutto ciò voi, per bontà vostra, non avete voluto, come per ragion potevate, che l’Anonimo stesso privatamente confutasse la mia Risposta; ma tutta la vostra ragunanza, cioè a dire un’università di letterati uomini, con la favella comune del vostro Giornale avete favorito rispondere, e sì farmi degno in un certo modo (quando io non lo sono, nè ho ardito, né poteva ardire pretenderlo) di starvi a petto e del pari.

Mi ha recato meraviglia però ciò che sul principio scrivete (pag. 108) «che io mi sia aggravato ed offeso da chi distese l’estratto, e che troppo acerbamente mi sia doluto di alcune picciole cose cha da voi con tutta modestia mi vengono opposte.» Tanto è lontano dal vero che io sia di cotal natura o feroce o delicata, non mi so dire, che avendo io letto quell’Articolo, mi sentii pungere in vero da un qualche leggiero stimolo di passione: ma perchè l'amor proprio allora più ci è nemico quando più ci lusinga, non volli ascoltarla sola; ma portatomi dal sig. Matteo Egizio, che trascelsi tra tutti, perchè più di tutti il conosceva affetto alla vostra assemblea, il domandai, avendoglielo dato a considerare, che esso farebbe se così

  1. Prodiit haec secunda Vici Epistola Neapoli 1712, eadem forma qua editio primae Epistolae, pag. 94.