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INTORNO


ALLA STRADA FERRATA


DELL’ITALIA CENTRALE


NELLA SEZIONE DEGLI APPENNINI


MEMORIA E STUDJ


DI A. GIULIANI E G. CIARDI



. . . . . . a voi non gravi
Perch’io un poco a ragionar m’inveschi
Dante, Inf. can. XIII.



I Rappresentanti dei cinque Governi interessati alla costruzione ed attivazione della strada ferrata dell’Italia centrale concordarono in Roma che il tronco di questa gran linea compreso tra Bologna, e Toscana si dirigesse a Pistaia a Prato secondo che ne fosse riconosciuta più facile, più economica, e più sicura l’esecuzione1. Mentre con tal saggio riservo Essi confessavano le ardue difficoltà che presenta il passaggio degli Appennini, lasciavano benanche alla Toscana, ed all’Emilia latitudine bastante a sviluppare dal lato artistico, ed economico una questione per Esse vitale. Noi credemmo allora che ripetute visite locali seguite da accurati, ed imparziali studj delle difficili valli appennine, avrebbero preceduto le trattative da tenersi tra i Commissari dei cinque prenominati Governi: ma quella risoluzione ponendo a cimento gl’interessi delle due Città di Prato, e Pistoia, siccome incoraggiate dalla speranza di più prospero avvenire, si decise la prima di esse a formare, e la seconda a perfezionare sulla propria direzione quegli studj tecnici senza il soccorso dei quali male si deverrebbe dalla Eccelsa Commissione internazionale alla scelta del migliore tra i due accennati andamenti.

Fino dell’anno 1846 il benemerito Ingegnere Sig. Tommaso Cini2 conduceva a termine lo studio per una Strada Ferrata che chiamarsi doveva dell’Appennino, od anche da Pistoia a Porretta, e ne riportava nell’anno medesimo

  1. Concordato stipulato in Roma il 1 Maggio 1851.
  2. Noi deplorammo quant’altri la perdita di questo egregio, e solerte Ingegnere; e se nel corso di questo scritto dovremo esternare opinioni diverse da quelle ch’Egli propugnava, ci affrettiamo a dichiarare che ciò non diminuisce punto la stima grandissima che a lui sempre professammo, e professiamo.