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mi mancavano di quelle tali anomalie o asimmetrie gravi, e non solo perchè il mio albero genealogico, da quante generazioni ne conoscevo, non aveva fruttato mai pazzi o lipemaniaci.

Del mio male senza dubbio c’eran cause all’in fuori dell’ordine fisiologico. Quali cause, insomma? Vi dirò: immaginate un uomo che credè di poter volare al cielo.... — «il sapere» disse Shakespeare «è l’ala con cui si sale al Cielo» — , e iminaginatelo quest’uomo precipitato dall’alto del suo sogno in un abisso buio e freddo, con addosso l’irrisione di tutto l’universo e di sè stesso. Non comprendete? Oh come manifestarvi allora, in poche parole, la mia miseria? Io ero vittima del mio orgoglio e mi ritenevo nientemeno che una vittima del secolo scientifico. Nell’immenso, stupendo progresso delle scienze nel secolo XIX avevo sorprese certe relazioni forse sfuggite a tutti, certe comprensioni sintetiche sfuggite a tutti nell’abuso dell’analisi; e poggiando su di esse avevo preteso di superare i limiti della scienza.... Il meglio della mia; vita era stato sacrificato così, dolorosamente, ad apprendere la vanità de’ miei sforzi. Eran stati lunghi anni di lotta. Avanti per la verità! avanti per la gloria!; e ogni giorno più dubitavo e soffrivo; finchè, al crollo del mio edifizio, caddi, vinto, nel nulla. Nel nulla! Forse fu ingiusta l’imprecazione di un filosofo: «Scienza, perchè arricchisci la mente a scapito del cuore?»; forse ciò non è vero. Ma io, che non ero più uno scienziato o che, avendo violentato il potere della scienza non lo fui mai, io più spaventosamente d’ogni altro dovevo pagare il fio della mia insania: il mio cuore era esaurito; non sentivo più nulla. Ecco perchè non