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Queste cose però voglionsi raccontare, più come amenità storiche per rallegrar la materia, anzichè come oggetto di critica; cosicchè aspetteremo ancor noi a credere nella virtù di qualche specifico, quando avremo un poco meglio conosciuta la natura del cholera, o quando un’altra contessa in altra parte della terra riceverà dalle mani d’un’altro priore un’altra polvere maravigliosa14. Quanto alla polvere credo, che ancora debba nascere il priore e la contessa: quanto alla natura del cholera, credo, che i più savi e discreti abbiano volentieri a concludere, quel che conchiudeva un Francesco Puccinotti, dopo veduto nel 35 il cholera in Toscana; cioè che pareagli di saperne molto meno di prima.
I’ dico seguitando adunque, che non essendo per ora possibile una medicatura diretta o specifica contro lo stato morboso del cholera15, l’intento del medico dovrà restringersi a combattere puramente l’atto dinamico della malattia, vale a dire que’ fenomeni o epifenomeni, i quali rendonla più appariscente e travagliata. Questo modo di cura, sintomatica o dinamica che dir vogliamo, intende a eccitare nel corpo infermo azioni tali, quali s’inducono con gli stessi agenti nel corpo sano, e di quelle fare scudo al procedimento morboso medesimo, che non possiamo combattere direttamente colla virtù del medicamento: quindi dicesi anche cura indiretta. Non è un prendere la fortezza d’assalto, siami lecito il paragone, ma per blocco o per assedio; quindi operazione che richiede, come nel soldato così anche nel medico, pazienza e avvedutezza maggiore di quello non si creda. Quindi a ragione si disse anche cura razionale, siccome quella che abbisogna d’assai più conoscenze sulla serie degli effetti