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(15) Vedi una lettera del D. Prospero Pietrasanta — Sulla negazione della medicatura specifica contro il cholera, e sulla utilità della profilassi e della medicatura razionale. — (Gazzetta Medica Italiana Toscana. Anno VI n.° 40.)
(16) At cum discussa cruditas est, tum magis verendum ne anima deficiat: ergo tum confugiendum est ad vinum. Celsus de Medicius. L. IV. Cap. 18.
(17) In casa delle due famiglie Bicchi e Boni, per tacere di altre, tutte volte che io entravo e furono spesse, trovavo un fumo così denso, che mi facea frizzare e lacrimare fortemente gli occhi, e ne escivo con tosse e gravezza di capo. Credo, che un’aria per tal modo alterata, e respirata continuo da’ malati, dovesse contribuir molto a deteriorare l’ematosi, o almeno ad impedirne il ritorno alle condizioni normali.
(18) Mi sento in debito dichiarare, che i 33 notati da me come malati di cholera, erano realmente malati di cholera. Parrebbe, che parlando di malattie, quando si dice cholera, debbasi ritenere che quello sia veramente cholera. Ma a certi citati più sopra, e ad altri fatti a similitudine di quelli, non talenta intenderla così. Costoro credono far gran bene, prima a se stessi e poi alla povera umanità, mettendo sulla bilancia certe malattie di contrabbando, buone a farla saltare molto in alto dalla parte delle guarigioni. La povera verità e la coscienza sono spesso costrette a velarsi il viso per non vedere. Ma che importa? Ciò non toglie, che costoro non vadano pettoruti tra la gente, come tanti taumaturghi, e che il loro merito in guarir malati non venga lor valutato a un tanto la dozzina.
(19) Vedi la Legge Toscana del 4 Ottobre 1854.
(20) A Barberino non mancai di proporre e raccomandare la cosa in seno della Commissione Sanitaria: ma credo, malgrado l’approvazione di qualcuno, che la mia proposta volasse subitamente al paradiso di Astolfo, a prender posto tra’ vani desiderii, de’ quali ve ne son pur tanti, come canta l’Ariosto,
«Che la più parte ingombran di quel loco.»