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PROEMIO |
Mesàpo medesimamente. At Messàpus equum domitor. Et con epiteto bellissimo volendo Virgilio lodare il famoso Achille nel secondo pur dell’Eneida disse, Equorum Agitator Achillis. Famosi furono molto nel cavalcare Glauco, & Iado appresso il medesimo Virgilio nel duodecimo dell’Eneida, & famosissimi furono li dui Massimi Imperatori Alessandro Magno, e Giuliocesare. Ambi li quali furono di tanta eccellentia nel cavalcare, e di quest’arte si dilettorono tanto che in essa ferno opere miracolose, & sopra humane: & oltre à questo vedete quello, che disse Tito Imperatore delitie del mondo, quand’hebbe liberata la Grecia, come scrive Plutarco, attaccando li scudi, & la sua rotella in Delfo; volendo lodar molto cotal arte, & per essa quelli che se dilettano: li fece scrivere in sentenza questi versi.
Stirpe chiara di Giove,
Di Tindaro figlioli, ò Re Spartani,
À cui dal Ciel vien dato
il regger, & domar cavai feroci.
Ma leggansi pur Historici, Poeti, & Filosofi, & vedrassi se gli è più che vero, quel ch’io dico. Ne è Prencipe hoggi al mondo, che non si diletti di farne particolar professione. Per il che se i Maestri, che insegnano à’ fanciulli, & à gli huomini le lettere, & le altre arti, ancora, sono da essere istimati molto, devriano anco i Maestri d’essa, che con vocabolo più proprio, & scelto si chiamano Cavallarizzi, essere certo in gran credito appresso à ciascuno, quando questi à cavalli ferocissimi insegnano essere mansueti, & i mansueti fanno audacissimi, & gli audaci, & incitati in un subito al corso, & ai salti insegnano con bellissimo modo incontinente di ritenersi, & di fare tante, & tante altre cose, che lungo sarebbe hora, & di soverchio il raccontarle, & tutte però fatte per l’utile diletto, & honore dell’homo. Al quale tanto di più dell’altre arti recano fama, honore, & riputatione; quanto più si vede chiaramente, che sono honorati i cavallieri de i plebei, & di quelli, che titolo di cavallieri non hanno. Et veramente di maggior lode al mio parer sono degni i professori di quest’arte di quelli, che insegnano l’altr’arti al mondo, quanto che gl’homini, che imparano hanno intelletto con la ragione in eccellentia, & hanno lingua da isprimer li loro concetti, che i cavalli non l’hanno, li quali se pure intendono, & hanno ragione in se, come vogliono molti, che habbino, & io mi sforzerò di dimostrare al luogo proprio, come, possino nondimeno communicarla, &