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PROEMIO.

niese traspose nel suo Hippico, & Hipparco, il quale fu il primo secondo alcuni à scriver dell’arte equestre, benche Plinio dichi esser stato un cert’homo Harmeno. Devesi anco riprendere Virgilio, che non solamente rubbò Teocrito scrivendo la Bucolica, ma Esiodo nella Georgica, & Homero nell’Eneida. Per il che così ben per questo gli converrebbe il distico che lui fece in morte di Ballista, come anco ad infiniti altri, & antichi & moderni scrittori. Il distico è questo.

Monte sub hoc lapidum tegitur Ballista sepultus
Nocte dieq: tutum carpe viator iter.
Li quai versi dicano questo.
Sotto il monte di pietra, che qui vedi
Sta sepolto Ballista; Hor và securo
Giorno & notte viatore dove vuoi.

Et così ancora devrebbeno essere ripresi molt’altri gravissimi scrittori, che il simile hanno fatto, ma perche han fatto bene non meritano riprensione, ma lode grandssima, & io perciò, & anco perche non confidato nel mio proprio sapere, nè vergognandomi di dire in un sol libro quel, che in infiniti, tanti bellissimi intelletti hanno sparso, & detto; ho fatto che ciascuno possi agevolmente leggere quel che di bono lor dicono in simile soggetto, meritarò biasimo, & non più tosto lode? Non sia vero, & massime confessando il furto, se furto si pò dire quel ch’io porto in mano, confesso apertamente, di chi egli si sia, nè tacerò di confessare, che non solo nello scrivere mi sono servito d’alcuni auttori moderni ancora, ma etiandio del bon giuditio d’alcuni miei predecessori cavallieri, che furno veramente nell’arte del cavalcare eccellentissimi, & senza pari. Et questi riduco in pochi, in Messer Evangelista Corte de i miei di Corte, del quale la fama è sì grande ancora, & così fresca per l’infinita virtù sua, ch’io non credo, che sia mai in alcun secolo per scemarsi, benche di questo io non ne habbi notitia che per alcuni soi pochi scritti, che mi lasciò mio padre, per esser lui morto poco avanti al nascer mio. In Messer Giovanangelo da Carcano gentilhomo Milanese, & in M. Giovanmaria della Girola, così detto, ma de i nobili di Corte di Pavia; il quale fu mio padre, & maestro, ma discepolo, e nipote del suddetto Evangelista. Fu Cavallarizzo il padre mio in quell’età felice, nella quale i cavalli erano veramente boni, & i boni Cavallarizzi erano in grande stima, & benissimo remunerati, di questa regalissima, & non mai bastevolmente