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Anno XI. Sabato, 20 Luglio 1912. Num. 29.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Religione. —R. B., Vangelo della domenica ottava dopo Pentecoste — Il Congresso Eucaristico di Vienna — Un nuovo pellegrinaggio popolare a prezzi ridottissimi — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Educazione ed Istruzione. —Eugenio Bonardelli, L’emigrazione italiana in California.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Religione


Vangelo della domenica ottava dopo Pentecoste



Testo del Vangelo.

In quel tempo andavano accostandosi a Gesù dei pubblicani e dei peccatori per udirlo. E i Farisei e gli Scribi ne mormoravano dicendo: Costui si addomestica coi peccatori, e mangia con essi. Ed egli propose loro questa parabola, e disse: Chi è tra di voi che avendo cento pecore, e avendone smarrita una, non lasci nel deserto le altre novantanove, e non vada a cercare quella che si è smarrita, fino a tanto che la trovi? E trovatala se la pone sulle spalle allegramente e tornato a casa chiama gli amici e i vicini dicendo loro: Rallegratevi meco, perchè,ho trovato la mia pecorella che si è smarrita? Vi dico, che nello stesso modo si farà più festa in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. Ovvero qual’è quella donna, la quale avendo dieci dramme, perdutane una, non accenda la lucerna e non iscopi la casa, e non cerchi diligentemente fino a che l’abbia trovata? E trovatala, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perchè ho trovata la dramma perduta. Così vi dico, faranno festa gli angeli di Dio per un peccatore che faccia penitenza.

S. LUCA, cap. 14.


Pensieri.

La parabola di Cristo — in risposta alle malignità dei Farisei — è commoventissima. È l’opera della bontà e giustizia divina in pro’ del peccatore. Questi non conosce Dio, da lui si allontana cercando la luce nelle
tenebre e la propria soddisfazione nel lezzo delle proprie passioni.

Nè solo così si smarrisce forse per errore: Dio aumenta la sua bontà nel sostenere, oh! non quelli che traviano incoscienti, ma ancor quelli che a lui si ribellano ingrati ai suoi benefici: quelli ancor che — ripudiando i suoi doni — d’essi usano a maggior vituperio ed ingiuria verso Dio: quelli — più ripugnanti — che sprezzano ed irridono alla voce della sua carità e misericordia.

Allarghiamola la parabola. Gesù ne fa smarrita una sola mentre ha assicurato nel chiuso le novantanove. Ma dove sono le salve? dove sono e come sicure le altre? Nella nostra società non si può dire — oggidì — che forse una sola va salva, mentre destinate a fatale ruina e precipizio corrono l’altre tutte, trasportate da mille forze, da mille errori, pregiudizi, violenze di passioni, urtate e sospinte da un torrente d’iniquità e corruzione che tutto che tocca inquina ed infetta? Solo una va salva? E l’altre tutte?

L’osservazione — la più superficiale — dovrebbe indurci a disperazione. Rotto ogni freno morale, la legge viene calpestata ed infranta con una leggerezza inconcepibile, ed il vuoto della mente — digiuna del vero, realtà esistente — si riempie delle chimere, dei sogni e dell’oscuro, dell’errore, del pregiudizio.

Come va la cosa innanzi all’inesorabile giustizia di Dio?!

Nella sua infinita giustizia trova modo di riuscire il buono e tenero pastore dell’anima nostra. Non lo abbandona: segue l’anima peccatrice giù per le balze, nelle valli del vizio: lo avvicina superbo e colla voce del rimorso, colla parola dei sacerdoti, colle letture sante, colle malattie, colle afflizioni, coll’irrequietezza dello spirito e l’ansia del cuore lo cerca, lo chiama. Sempre l’insegue: mai si dà riposo e sa turbare l’anima errante nei sonni suoi, nel riposo, durante i conviti, fin là nell’allegria, creando una nausea indefinibile allato al piacere che egli cerca nell’atto di colpa.

Oh! l’infinita e soave azione divina! azione tranquilla, azione delicata per cui non umiliati ma vinti volontieri ci chiniamo al giogo di Dio.