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Capitolo Secondo.

Cenni sulla conoscenza geografica del Trentino.


1. Nella prima opera in cui si parli sicuramente della geografia d’Italia, in Polibio, non si fa menzione del nostro paese; Trento — pure essendo di vetusta origine — comincia ad avere per Roma manifesta importanza solo ai tempi d’Augusto.

La guerra cimbrica e la retica cominciano ad attirare l’attenzione degli storici sulla regione trentina; il nome di Trento esce un po’ alla volta dall’oscurità delle prime memorie; le estremità dell’impero si congiungono per mezzo di vie al centro d’Italia; s’iniziano ovunque censimenti e rilievi.

Strabone, come dicemmo, è forse il primo scrittore che ricordi i Tridentini fra i popoli posti alle radici delle Alpi. Dopo di lui una serie di poeti e di storiografi hanno frequenti accenni alla nostra regione, all’Athesis, e alle nostre Alpi, la cui conoscenza si limitava certo ai passi e non si estendeva alle vette.

Nel secondo secolo dell’E. V. Tolomeo stabilisce, mediante coordinate astronomiche, la posizione delle principali località dell’orbe. Alcune delle latitudini da lui date sono discretamente esatte; le più erronee sono quelle dell’Italia settentrionale; fra queste Trento posta a 43° 45’ invece che a 46° 5’. Le longitudini invece sono pochissimo esatte e poco comparabili non essendo determinabile con sicurezza l’origine delle stesse in Tolomeo.

Man mano che ci avviciniamo ai tempi della bassa latinità le cognizioni sulla geografia d’Italia e quindi anche della nostra regione diventano più scarse, incomplete, erronee, e dettate puramente da criteri di pratica opportunità. Con tale intento si facevano — come ognuno sa — i così detti itineraria scripta (elenchi di strade con le rispettive distanze da città