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14 | IL ROCCOLO |
Solcate, del Tirren tenne le sponde.
Quivi dopo le lung-aspre fatiche
Diede al promiscuo esercito riposo,
Poichè più non temea d’armi nemiche,
Nè di barbare trombe il suon noioso;
E il vago piano, e le colline apriche
In compagnia del Popolo festoso
Scorrea, ne’ suoi misteri ignoti ancora
Iniziando la Città di Flora.1
E già Montepulciano, e Chianti avea
Di viti peregrine adorno, e fatto
Saggio della soavissima verdea,
E incensi, e voti di colà ritratto.
Oltre l’erto Appennin però sapea,
Che più fertil trovare ancora ed atto
Clima e terren potria pe’ doni suoi,
E quà giunse, e ristette al fin tra noi.
Qui vitiferi i poggi, e qui le valli
Feconde ritrovò: qui lungamente
Femmine ricrear Fanti e Cavalli
Fece tra la cortes--umana gente:
Qui per le selve ombrose i loro balli
La Menadi traean; qui finalmente,
L’affanno rio sbandito e l’atra noia,
D’allegrezza riempì tutto, e di gioia.
- ↑ Si allude al graziosissimo Ditirambo del gran Filosofo Medico e Poeta Francesco Redi intitolato Bacco in Toscana.