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94 Matteo Bandello

XXXIX.

Assiste a danze. Ma il suo cor non s’allieta per l’assenza della Mencia tra le danzatrici. Anche questo confida — almeno si direbbe dal tono — a Virbia.

E questa, e quella i piedi snelli or basso
     Mover, or alto in sì veloci giri,
     E qual rota mirar, ch’ognor s’aggiri,
     4Col suon reggendo la persona, e ’l passo,
Rallegran spesso un cor dolente, e lasso
     Cangiando in gioia i mesti suoi sospiri:
     Ma tutto questo gli aspri miei martiri
     8Rinfresca, e fa maggior di passo in passo.
Che non veggendo quella, che mi siede,
     Donna nel cor con quei vaghi sembianti,
     11Che sovente mi fan cangiar aspetto,
Forza è che questi balli, suoni e canti,
     Ed il veder sprezzar mia pura fede,
     14Faccian che ’l cor non senta alcun diletto.


V. 1. Tutta la quartina è pittoresca e vivacemente descrittiva dello snodarsi dei balli in lente, o in velocissime movenze.

V. 8. Rinfresca, rinverde, rinnova e accresce ognor più.

V. 9. Mi siede, mi sta in cuore, come in trono, sovrana.

V. 12. Balli suoni e canti, le feste gioconde insomma non gli dan diletto, ma pena maggiore. Modernamente il Leopardi esprime uguale sentimento con più profonda e delicata arte nelle Ricordanze, vv. 159-164: «Se a radunanze io movo, infra me stesso | Dico: o Nerina, a radunanze, a feste, | Tu non ti acconci più, tu più non movi. | Se torna maggio, e ramoscelli e suoni | Van gli amanti recando alle fanciulle, | Dico...».