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72 | Matteo Bandello |
XVI.
Se fosse la Mencia vissuta all’età d’Augusto, avrebbe avuto per suo cantore Virgilio. Così il Petrarca, Canz., CLXXXVI: «Se Virgilio et Omero avessin visto | Quel sole, il qual vegg’io con gli occhi miei, | Tutte le forze in dar fama a costei | Avrian posto, e l’un stil con l’altro misto: | Di che saria Enea turbato e tristo».
Se questa, cui non vede par il sole,
Per far l’età d’Augusto più famosa
Fosse allor stata, Donna gloriosa,
Com’ella fora, al mondo non si cole. 4
Che ’l mio Virgilio quelle carte sole,
Cui canto altrui paragonar non s’osa,
In questa speso avrebbe, com’in cosa
Assai più degna, che d’Enea le fole. 8
Ond’io che senza stile, e senz’ingegno
Di lei parlar ardisco, veggio certo,
Che di gran lunga non arrivo al segno. 11
E forse il gran Poeta fora incerto
Del più caro del mondo, e vero pegno,
Poter cantar quant’è il valor, e ’l merto. 14
V. 1. Il sole non vede, non illumina donna al mondo degna di starle a pari. Già Orazio nel Carme secolare, esclamava: «Alme Sol... possis nihil urbe Roma, visere maius!», vv. 9-12.
V. 5. Il mio Virgilio, detto più sotto, v. 12, «il gran Poeta», corrisponde al «mio gran Tosco» del son. V, v. 14, e ci attesta che prediligeva tra i classici latini Virgilio, tra gli italiani, il Petrarca.
V. 6. È il dantesco, Inferno, IV, 96: «Che sovra gli altri com’aquila vola».
V. 8. Fole, istorie favolose.
V. 9. Senza stile e senz’ingegno è frase consueta, espressione dì modestia, che il Bandello ripete ad ogni pie’ sospinto, in rima e in prosa, nelle prefazioni (ad es. in quella precedente la parte I delle Novelle, p. 2), nelle dediche (ad es. in quella alla nov. 1, p. I,