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62 Matteo Bandello

     Con le grazie di quel divino volto,
     Opra d’Omero, o di Virgilio fora. 14


V. 2. A meraviglia, fronte dotata di tanta serenità da destar meraviglia.

V. 14. Omero, Virgilio, richiamato nel sonetto antecedente il «tosco» Petrarca, risale ora ai maggiori maestri dell’antichità classica. Così più avanti in son. XVI. Come già in canz. I, vv. 21 sgg.


VII.

Le compagne della Mencia guardano a lei, come i minori pianeti guardano al sole.

Come fa il sol delle dorate stelle,
     E della bella aurora, quando appare,
     Così delle compagne i’ vidi fare
     Quella, ch’è bella più dell’altre belle.4
Rivolte al vago viso stavan quelle
     Sovra due carri aurati a contemplare
     Quel dolce paradiso, che mostrare
     Ci suol Amor ascoso in le fiammelle.8
Ma come que’ begli occhi a me rivolse,
     Ratto un splendor si vide uscirne fora,
     Ch’ogni altra luce a tutto ’l mondo tolse.11
E vinto il ciel da tanta grazia allora.
     In pioggia pien d’invidia si risolse,
     E più che mai s’adira, e piange ancora.14


Vv. 1-2. Dorate stelle, bella aurora, ad ogni sostantivo l’aggettivo convenzionale, potremmo dire tradizionale di questa rimeria cinquecentesca a frasi, se non sempre a rime, obbligate.

V. 4. Bella, belle. È l’aggettivo più usato, diremmo anzi abusato, dal Bandello. Pochi sono i componimenti nei quali non ricorra: e uno ve n’ha, il son. LXVIII, in cui è profuso quasi in ogni verso.