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Il Canzoniere | 241 |
4Che soffre Cristo che salvar ti vuole?
Di che doler ti suol se non ti duole
Del tuo Signor la morte? Ahimè! ch’omai
Troppo superbo ed indurato stai,
8U’ di diamante un cor spezzar si suole.
Mira le piaghe, che con larga vena
Qual vivo fiume senza fine il sangue
11Gettan, perchè le colpe purghi e lavi.
Specchio ti sia l’amante Maddalena
Ch’innanzi al legno santo mesta langue
14Acciò le colpe tue seco ti sgravi.
V. 5. Rifà, in altra forma, il dantesco: «E se non piangi di che pianger suoli?», [[Divina Commedia/Inferno/Canto XXXIII|Inf., XXX]], v. 42.
V. 12. Maddalena, la purissima amante di Cristo. Ad essa dedicò già tutta una Canzone, la CXLIX.
CLXXVII.
Svolge l’identico motivo sacro — e poco aggiunge di nuovo — dei due sonetti precedenti. Esalta il legno della croce su cui fu Cristo crocefisso.
Sestina.
Veggio le membra del Fattor del cielo
Chiavate, ahi lasso! sovra ’l duro legno
Sparger di sangue un abbondante fiume,
Per la pietà di cui suoi raggi il sole
5Piagnendo al mondo ascose, e ancor la terra
Tutta si scosse per sì cruda morte.
Giammai più indegna, nè più ingiusta morte,
Da che si volge in tanti giri il cielo
Non vide sovra sè l’afflitta terra.
10Qual fu ch’udisse mai che d’alto legno