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18 | Introduzione |
era, ormai, tra i libri della colta figlia del re di Francia, prossimo a valicare le Alpi e a far ritorno nella patria del Bandello, che questi non avrebbe invece dovuto rivedere mai più. Margherita di Francia, compiute in seguito al trattato di Cateau-Cambrésis nel 1559 le sue nozze col valoroso vincitore di S. Quintino, il duca Emanuele Filiberto di Savoia, seco lo portò in Piemonte con altri suoi codici miniati, nel cofano delle sue gemme preziose.
Habent sua fata libelli!
Il Canzoniere del Bandello, ignorato dagli amatori delle buone lettere, negletto per secoli dagli studiosi, era destinato a perire miseramente nel 1904 nella strage di codici e di libri causata dall’incendio della Biblioteca Nazionale di Torino, dove era pervenuto dalla privata libreria di Casa Savoia. In quel giorno le fiamme ridussero in un pugno di cenere il bell’autografo nuziale, di cui non esistono copie, già conservato con gelosa cura, per secoli, negli scrigni sabaudi! Però ciò che al Fregoso non era riuscito di attuare nel 1544, era stato eseguito da un tardo conterraneo del Bandello, dall’avvocato Lodovico Costa, da Castelnuovo Scrivia. Egli, che in varia guisa s’era adoperato per richiamare in onore il nome del suo eminente compaesano, cent’anni prima, nel 1816, lo aveva salvato con la stampa, dando fuori le Rime in un giusto volume di questo titolo — ornato di un saggio grafico dell’autore (quel medesimo che qui si riproduce a pag. 57) e preceduto dalla di lui Vita dettata dal Mazzuchelli, ma senza alcun commento o dilucidazione al testo — per i torchi della vecchia casa editrice Pomba di Torino. Pochissime rime n’erano