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152 | Matteo Bandello |
V. 5. Nel sopra citato son. il Petrarca: «E mi raramente la mia dura sorte», ivi, v. 6.
V. 6. Quando, per la prima volta io vi vidi. Ciò fu probabilmente nel 1515.
V. 9. Da indi in qua, da allora, il sole è tornato al Toro cinque volte.
V. 10. Toro, segno dello Zodiaco. Costellazione di primavera; cinque fiate, cinque anni.
XCVI.
Apoteosi della bellezza della Mencia: iniziata in questo, e continuata nel sonetto seguente, che ha lo stesso spunto iniziale.
Se l’infinita vostra, alma beltade,
Ov’ogni grazia, ogni valor si miete,
Fa ch’Amor preso e disarmato avete
4Con quelle de’ begli occhi ardenti spade:
Or ch’egli a Voi dinanzi vinto cade,
E l’arco e le facelle sue tenete,
Voi la beltà, l’amor, la gloria sete,
8Per cui superba splende nostr’etade.
E de’ begli occhi vostri i dolci rai
Mostrano aperto quanta mai dolcezza
11Donasse il ciel a donna qui fra noi.
Ch’onestà tanta, nè sì gran bellezza
Occhio mortal non vide in terra mai,
14E men vedralla chi verrà dappoi.
V. 2. Si miete, si coglie.
V. 4. Spade, sguardi che feriscono. Per il disarmo dell’Amore operato dalla Mencia, cfr. son. XI, vv. 12-14.
V. 8. Nostr’etade, l’epoca nostra risplende di giusto orgoglio.
V. 14. Vedralla, la vedrà, anzi la vedranno i posteri.