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14 | Introduzione |
rattere assai nitido, della Biblioteca Vaticana, da Guglielmo Mansi, nel 1813.
IV. — Le Stanze o Canti XI per Lucrezia Gonzaga di Gazuolo. Egli le venne componendo tra il 1536 e il 1538, durante la sua dimora a Castelgoffredo, in quel di Mantova, nel tempo in cui era precettore, come già s’accennò, della celebre principessa, che, nata nel 1522, contava in quel torno non più di tre lustri. A questo poemetto egli attese di proposito nel biennio sovraindicato, e seco ne recò il manoscritto in Francia nel suo esodo definitivo del 1541; ivi, con agio, tra il ’41 e il ’45, lo ritoccò, lo rifinì. Più volte nel novelliere (I-21; II-36) parla della sua prossima pubblicazione, affermando in modo esplicito di avere compiute queste Stanze in lode della «dal mondo riverita e [da me] santissimamente amata, la signora Lucrezia, le quali in breve saranno pubblicate» (I-57). Esse si stamparono, infatti, insieme alle III Parche anzidette, «in Guienna, ne la città di Agen, per Antonio Reboglio, del mese di marzo MDXLV». Editore del poema e dei tre capitoli è Paolo Battista Fregoso, amico del Bandello e congiunto della signora Costanza Rangone-Fregoso, vedova di Cesare, ai servigi della quale viveva il Bandello in Agen; pronubo per così dire delle pubbliche nozze del Bandello con le Muse, il Fregoso dichiara — nella lettera dedicatoria alla signora Costanza — che la pubblicazione viene fatta contro il volere, anzi ad insaputa dell’autore. Non esporremo qui per minuto il singolare aneddoto del manoscritto sottratto al Bandello: questi, o fingesse soltanto d’ignorare la cosa, o, nolente da prima, si acconciasse poi al fatto compiuto, non se ne mostrerà certo del tutto scontento quando, un paio d’anni dopo,