Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/118


Il Canzoniere 115



V. 34. Fedele, da fedele, devoto è divenuto uom ligio e cioè servo d’amore, fedele fino alla morte, come quegli che, nei tempi del feudalesimo giurava al suo signore fedeltà senza restrizioni.

V. 38. Impenni, ridia penne, e rinsaldi il volo.

V. 47. Scorno o noia non resiste all’armonia della sua parola, che sgomina ogni tedio.

V. 56. Cose celesti e nove, reminiscenza dantesca: «Beatrice è venuta | Di cielo in terra a miracol mostrare», Vita Nuova, XXVI, V. 8.

V. 66. l’un nome e l’altro, quel della Mencia e quello del Bandello poeta come è pur detto prima al v. 54.


LX.

Delio, pastore, si lagna della crudeltà della sua Mencia che lo trascura e lo fugge.
          Vivace quadretto di vita pastorale.

Mopso sen va superbo, perchè Nisa
     D’un bel drappo di lin gli fa favore:
     Neera al caro Aminta manda un fiore,
     4Ed uno anel a Glico dona Lisa.
A Meri Galatea con dolci risa
     Un cinto cinge, e Cice cava fore
     Dal bianco seno un nastro e dice: Amore
     8Meco lega Dameta d’una guisa.
La Mencia a que’ pastor che vede, dona
     Rose, amaranti, gigli e croco, e mai
     11Di me non le sovvien, che ’n fuoco coce.
Scherza con tutti e a me sol dona guai,
     Da me sen fugge, e ’n tutto m’abbandona:
     14Diceva Delio con dolente voce.


V. 1. Mopso e Nisa, Aminta e Neera, Glico e Lisa, Meri e Galatea, Cice e Dameta, coppie d’amanti pastorali, celebrate dai poeti bucolici.