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112 Matteo Bandello


V. 8. Sì fama e cole, cioè onora, venera.

È tratto fuggevole donde parrebbe la Mencia corrispondere all’amore di Delio: ma è finzione pastorale. In tutto il resto del Canzoniere ella si mostra ritrosa, anzi crudele.

V. 11. Mencia, Mencia, a imitazione della voce che ripetutamente la chiama.

V. 14. Che, vi consenta che un poeta, il Bandello, faccia e la Mencia e Delio col suo canto eternamente famosi.


LIX.

Riprende in questa vasta Canzone il concetto della chiusa del sonetto precedente: vorrebbe col suo verso rendere la Mencia immortale. Ma confessa la propria imperizia.
      Espone la teorica dell’Amore che nobilita, che fa l’uomo gentile allontanandolo dal volgo. Riprende taluni concetti in voga nella poesia delle origini; dal «dolce stil novo», il precetto dantesco del canto spontaneo (v. 32) «come inspira Amor».

Se quanto è ’l gran desir, ch’a dir mi sprona,
     Gentil mia Donna1, e sforzami lodarvi,
     Tanto fosse il poter, vedreste farvi
     Riverenza Aganippe2 ed Elicona.
     5Che se la lingua mia di Voi ragiona
     Vinta dall’immortale
     Vostra bellezza, quale
     Alberghi in Voi valor, com’è non suona.
     Nè giunger può di vostre lodi al segno,
     10Ond’io di più cantar quasi mi sdegno.
Sdegnasi il cor, che vede il certo danno,
     Che per questo ne segue a vostr’altezza3,
     Che non sapendo dir tanta bellezza
     Senz’il lor pregio l’alme doti stanno.
     15E le virtù, ch’al mondo fatta v’hanno
     Perfetta senza pare,

  1. V. 2. Gentil mia Donna, è la «donna gentile» cioè che ha gentilezza di sensi, secondo l’epiteto dantesco della Vita Nuova.
  2. V. 4. Aganippe, cfr. son. XVII, v. 2, nota, sareste cioè riverite dalle fonti stessa della poesia, e quindi fra le donne cantate dai poeti.
  3. V. 12. Ne segue, ne consegue a voi donna d’alti sensi. — Altezza, titolo che si dà ai regnanti. La Mencia è regina del cuor del poeta; ella è, lo dice più sotto, v. 16, «perfetta».