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Il Canzoniere | 99 |
Che giorno e notte sempre adoro, e veggio;
11Perchè dinanzi a me, Donna, fuggire?
Ma se morir in tanta pena deggio,
Almen ritrovi in Voi questo conforto.
14Che mi veggiate innanzi a Voi morire.
V. 1. Torcete pure il viso, e anche gli occhi volgete altrove, fate pure ch’io sia totalmente fuori delle vostre grazie! Accenti di sconsolato sarcasmo, che si tempera e s’accascia, in umile rassegnazione, nelle terzine.
XLV.
Lusinga la Mencia ad amarlo mostrandole che la beltà non giova, ove manchi voce di poeta che la esalti immortale. Egli, s’intende, vorrebbe esserne il cantore. Troveremo lo stesso concetto più innanzi, al son. LXXXIII.
Credete voi che quelle donne, quelle
Che fur tanto famose, e sì pregiate.
Si sian con forza d’oro al ciel levate,
4E da lor stesse fatte chiare e belle?
Aver bel viso con due vive stelle,
E dalle grazie starsi accompagnate,
Nulla giovava, se non fosser state
8Le lingue che cantar le lodi d’elle.
Così Corinna, e Cinzia furon chiare,
E tutto ’l dì si cantan Laura, e Bice
11Con l’altre che le Muse han poste in cielo.
E chi ’l contrario, Donna, scrive o dice,
Si sforza il ner per bianco dimostrare,
14Far freddo ’l fuoco, sempr’ardente il gelo.
V. 1. Quelle..., ripetizione enfatica, che non stona all’esordio sonoro.