Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
parte seconda | 413 |
anche lui menzionammo,1 non sa dire invece nè quanti nè come fossero i sopraddetti segni, ma crede fermamente che la loro disposizione in gruppi si debba all’imperatore Yü. Comunque stia il fatto, lo Shu-king2 ci ha serbata l’interpretazione di quelle figure, e la distribuzione e l’ordinamento loro, che è quel che a noi importa: un intero capitolo è dedicato alla spiegazione della «Tavola del Fiume Loh», la quale v’è anche chiamata «Tavola delle nove categorie».
L’imperatore Wu-wang, dice dunque il nostro testo, nel tredicesimo anno del suo regno (1109 av. C.), volle un giorno confabular con Ki-tse. Era costui uno de’ grandi della corte, uomo integro, che per tutta la vita s’era adoperato a ricondurre la monarchia sulla strada della virtù, da molto tempo abbandonata; il quale per ciò, come intrigante importuno, cacciato in prigione, vi stette fino a che Wu-wang, impossessatosi del trono, lo fece libero; ma Ki-tse, che aveva quel sovrano per usurpatore, non tardò a lasciar lui e la patria sua, e rifuggirsi nel paese, che oggi porta il nome di Corea. Ora, mentre questo leale ministro era tuttavia in corte, il sovrano, che aveva abbattuta la dinastia de’ Shang, perchè s’era dipartita affatto dalle leggi degli antichi savii, e queste egli aveva in animo di rimettere in onore, volendo essere in ciò istrutto da Ki-tse, lo domandò dicendo: — L’arcana provvidenza celeste istituendo la società degli uomini stabili eziandio una vicendevole armonia nelle condizioni e negli stati loro; ma la ragione di queste eterne leggi sociali e dell’ordinato proceder degl’avvenimenti mi è ignota. — Al che quel savio uomo rispose: — Al tempo del diluvio,