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332 parte seconda

quel tempo. Fu-shêng, oltre al merito d’aver conservato il testo del Shu-king, ebbe pur quello d’avervi fatto un commento in 41 capitoli, e d’essere stato il fondatore d’una scuola intesa a interpetrare le antiche storie patrie. Ma quello che più d’ogni altro studiò a decifrare le vecchie tavolette rinvenute nelle pareti della casa di Confucio, fu An-kuo, che era pur esso della famiglia Khung; il quale, dopo aver ricomposto 25 o 26 capitoli del testo antico, fece un ampio commento dei medesimi, che è giunto fino a noi. La compilazione che si stampa oggigiorno del Shu-king, è generalmente tenuta per opera di An-kuo, non ostante che alcuni critici cinesi, tra i quali Cu-hsi, dubitino della autenticità.1

In quanto allo Shih-king, o «Libro dei Versi», ebbe anch’esso la sorte comune; ma la sua natura lo rese più degli altri capace di resistere, non solo alle fiamme, ma alle ingiurie stesse del tempo. Le canzoni che lo componevano, non si erano per anche cancellate dalla memoria del popolo; e l’opra che fece Confucio, di raccoglierle dalla viva voce della gente, fu ripetuta da altri in tempi diversi; laonde se ne ebbero varie compilazioni, se non uguali a quella perduta nell’incendio, non di molto dissimili. Di queste compilazioni però una sola è pervenuta fino ai tempi nostri; ed è quella fatta da Mao-cang, il quale diceva d’averla messa insieme co’ materiali che gli venivano da Tse-hsia discepolo di Confucio:2 questa


  1. Wên-hsien-thung-khao, lib. clxxvii, fol. 1-13.
  2. Ed ecco come: Tse-hsia, che aveva ricevuto lo Shih-king da Confucio stesso, lo trasmise a Kao Hêng-tse; questi a Sieh Thsang-tse; il quale lo passò a Mien Miao-tse, dal quale lo ebbe Mao-chang. Altri invece dicono che Tse-hsia lo trasmise a Thsang-Shin, questi a Li-khih; Li-khih a Meng Cung-tse; il quale lo lasciò a Kin Meu-tse; e questi a Siun-khing, da cui lo ebbe Mao-chang.