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340 | parte seconda |
contiene la esposizione particolareggiata di tutti gli uffici che vigevano allora in quello Stato, e dei doveri che incombevano a ciascuno di essi. Questo rituale diventò il modello, al quale s’attennero poi tutti gli altri regni della Cina; e fu anche uno dei libri, contro a’ quali più fieramente inveì l’imperatore dei Thin, il distruttore delle antiche tradizioni. Per un centinaio d’anni, dopo Shi-huang-ti, non se ne seppe più nulla, e solamente ne ricomparvero alcune copie, appena abrogato il famoso editto. Molto più tardi, quarant’anni avanti l’era nostra, due letterati, Lieu-Hsiang e il suo figliuolo Lieu-Hsing, ebbero incarico dalla corte di collazionare i codici del Ceu-li, che s’erano allora ritrovati: correggerli, riempirne le lacune, e rimettere così l’antico testo nella forma primitiva.1
Il libro che porta il titolo di I-li, che sarebbe come se si dicesse: «guida del buon vivere, codice dell’etichetta, scuola de’ costumi», è il fondamento del Li-Ki o «Memoriale dei Riti». Scritture di tal genere sembrano avere avuta una origine molto antica; e la tradizione vuole, che l’I-li sia opera di Ceu-kung, fratello minore di Wên-wang primo sovrano della dinastia dei Ceu, che visse trenta secoli fa. Il libro ebbe la sorte comune: e la solita tradizione vuole, che in appresso ne fosse ritrovata una copia, nei muri della casa di Confucio; copia nascostavi insieme con lo Shu-king e con le altre opere, di cui s’è già parlato. Cento anni av. C., un uomo di lettere per nome Tai-teh riunì tutti i frammenti che rimanevano intorno alla dottrina del cerimoniale, la più parte provenienti da persone della famiglia di Confucio, o delle fami-
- ↑ Le Tcheou-li, ou Rites des Tcheu, traduit pour la première fois du Chinois, par Edouard Biot, in 2 vol. Paris, 1851.