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del Sile «i tenenti Cattabene e Belli attaccarono un distaccamento nemico con ardire, e vi fecero dei prigionieri.» (Gazzetta di Venezia, mercoledì 1 novemdre 1848).
Carlo Alberto si apparecchiava alla riscossa. Il gen. Pepe nel dicembre concertò con un generale da lui inviato il piano di campagna comune, e incaricò i capitani Pigozzi e Vincenzo Cattabeni d’abboccarsi col Governo romano per concertarne la esecuzione anche da sua parte.1 Intanto sul principio del 1849 lo stesso Vincenzo Cattabeni, come il padre suo Andrea, veniva eletto dalla provincia di Pesaro e Urbino rappresentante alla Costituente romana con voti 3056. Vincenzo Cattabeni Vi si presentò egli per la prima volta nella seduta del 12 febbraio e, come risulta nei Resoconti della Costituente, vi fece, tra gli applausi, la seguente dichiarazione: «Soldato della indipendente Laguna, non mi fu dato prima d’ora far parte dell’Assemblea. Prego pertanto il signor Presidente a prender nota del mio nome, e a far menzione nel processo verbale di questa tornata, che io dichiaro di aderire pienamente al decreto di questa assemblea del giorno 9 febbraio sulla decadenza dei papi e sulla proclamazione della repubblica, sospiro della mia vita.»
Nel marzo il capitano Cattabeni, per ordine del Comitato esecutivo della Repubblica romana, ritornava al suo posto a Venezia, latore di un dispaccio con le analoghe istruzioni al presidente del Governo veneto (Monitore romano, N. 51, venerdì 23 marzo 1849). Ma egli colà non rimase a lungo, poichè