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non ebbe timore di sacrificare alla sua superbia la sorella sua.

L’episodio di Piccarda Donati ha dato argomento a racconti pieni di mestizia ed è a lei che dedicò uno dei canti più soavemente gentili il Divino Poeta

La mia sorella, che tra bella e buona
Non so qual fosse più.....


così fa dire l’Alighieri a Forese Donati fratello di Corso che narra le sciagure e i dolori della povera fanciulla. Corso aiutato dai suoi scherani la rapiva dal monastero di S. Maria a Monticelli fuori di Porta Romana, per darla in moglie a Rosellino consorte di quel Rosso che gli premeva di tenersi amico.

E fu appunto quì, in queste antiche case dei Della Tosa che Piccarda fu condotta dal fratello, quì che giunse vestita degli abiti nuziali. Giù nella corte si riunì il corteggio splendido di parenti e di amici che andò alla casa de’ Donati sul Corso per prender la sposa ed accompagnarla poi nelle sale di questi palagi fortissimi dominati e protetti da eccelse torri. E fu quì, in queste case, che Piccarda fu colta da quel male terribile che la prese subito dopo la cerimonia nuziale e che la trasse ancor fanciulla al sepolcro.