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della morale pubblica, se ne dessero per intesi, mentre poi, se si fosse attentato bistrattare il suo Asino o vogli Mulo, lo portavano diritto come un cero in prigione e per di più gli facevano pagare l’ammenda470. E tu pure, o mia Toscana, quando ti ebbero esorcizzata dal demonio della libertà e ricondotta alla pace, alla sicurezza, al vivere lieto, agli onesti baccani degli antichi carnevali mercè le cure paterne del potere dispotico, tu pure, o patria, che i Tedeschi fecero trovare acerba dopo essere stata riconosciuta matura, qual cura o prima o fra le prime ti punse il cuore? Bella domanda! Quella della Bestia, e non poteva fare a meno, sopratutto premendoti mantenere intatta la fama di civiltà per la quale il tuo nome si sparse per tutto il mondo e per la repubblica di S. Marino. In vero nello articolo 134 del Regolamento di Polizia pubblicato il 22 ottobre dell’anno sempre memorabile 1849, traverso le lacrime di tenerezza io lessi queste parole: «chiunque per iracondia, malvagità o petulanza eserciti crudeltà contro animali domestici è punito da 2 a 25 lire, e nei casi più gravi alla carcere fino ad otto giorni.» O cari cotesti spiriti bennati, vasi di carità per le Bestie! O benedette quella mani che scrissero quel comandamento degno di stare alla coda dei dieci del Decalogo! Vostra mercè, se non tutte come in Egitto vennero adorate le