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schiavi fuggitivi, che chiamavano marroni. Anche a’ miei tempi nel Texas gli uomini gli adoperavano, egregi ausiliarii; ed i Corsi eziandio, finchè durarono a combattere pro aris et focis, tennero a parte i Cani delle glorie e dei perigli; però Alfonso d’Ornano vinto più che per altro dall’abbandono consueto di Francia pattuì, concedessegli Genova, che i suoi Cani guerrieri lo seguitassero nello esilio; e l’ottenne. Erodoto ricorda i Cani di Ciro, Plinio quelli di Colofoni e dei Castabli, e di più narra come duecento Cani riconducessero dallo esilio il re dei Garamanti, sbaragliando quanti oppositori gli si paravano dinanzi. Nella battaglia di Fontenoi, che Luigi XV vide e il maresciallo di Sassonia combattè, un Cane chiamato Mustafà, dato fuoco a un pezzo di artiglieria, uccise settanta soldati. Re Giorgio II volle che glielo presentassero a udienza e lo pensionò, mostrando per questa guisa in qual pregio tenesse la milizia che ammazza e si fa ammazzare per mezzo paolo al giorno457. Dopo i Cani, i Gatti; mercé loro Cambise, ai tempi di Psammetico successore di Amasi, espugnò Pelusio scaraventandoli arrabbiati in faccia ai difensori di quello. Attilio Regolo militando in Affrica mosse con le legioni contro al Serpente del fiume Bragada e stette a un pelo per restarne vinto; così almeno attesta Valerio Massimo. Annibale co’ serpenti capitanando l’armata di Antioco