Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/111


109

ligna o interessata hassi a sprezzare. Il caso successe com’io te lo conto. Fu già un pentolaio (il nome non importa), il quale menando in volta certo suo Asino carico di stoviglie, allo svoltare di un canto lo spinse per inavvertenza incontro a bellissima e giovane gentildonna. All’apparire che fece all’improvviso di dietro al moro la donzella ogni pelo dell’Asino arricciossi, si fece bianco nel muso e come quello di Balaam aombrando si arrembò453 alla parete, e tu immagina con quanta rottura universale di stoviglie nel corbello sinistro. La gentildonna soffermasi alquanto e dimostra con le sembianze del volto, rammarico grande del caso, non per questo però faceva atto alcuno di sollevare il danno del povero pentolaio, il quale o perchè arguto si fosse, o perchè, come credo piuttosto, la sua buona fortuna in quel punto lo assistesse, uscì fuori con queste parole: — o signora mia, la non si pigli passione, ch’ella non ci ha briciolo di colpa; la disgrazia è stata mia che mi ha fatto incontrare un Angiolo, e gli Asini dopo quello di Balaam sa ella? ebbero sempre paura degli Angioli. — Si piacque della lusinga sottile la figliuola di Eva e solleticata dalla vanità a fare quello a cui si trovò corta la misericordia, donava al pentolaio dieci lire sterline, che tanto non valse l’Asino con ambo i corbelli e il pentolaio per giunta454.