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lissimi e prosuntuosi d’incivilire il mondo. Lascio i Galli, i Germani, i Britanni, gli Sciti ed ogni altra generazione di Barbari; stieno all’inferno per non uscirne mai più, e Teate, ed Hela, Odino, Thov, Frey, Irminsul con quanti furono non Dei, ma Diavoli, che di umano sagrifizii ebbero talento; parlo dei Romani, e neppure di quelli delle prime guerre puniche. i quali dopo la disfatta di Canne volendo propiziarsi gli Dei, seppellirono vivi nel campo Boario un Gallo, una Galla, un Greco ed una Greca157; bensì di quegli altri dello imperatore Vespasiano, che videro rinnuovare l’atroce caso con la morte di parecchi uomini e di una donna nello stesso foro158; parlo dei Greci, e non dei tempi di Agamennone trucidatore della figlia Ifigenia all’ara di Diana, bensì dei contemporanei di Alessandro magno, dopo che Demostene orò, Pericle resse, filosofò Piatone ed Aspasia sorrise159; se non che io m’intromisi, e col mio sangue volli risparmiare ad Alessandro la vergogna delle vittime umane. Il qual fatto anco come ti racconto: Alessandro essendosi recato al tempio per consultare l’oracolo, ne ritrasse il responso: — Quando esci, il primo che ti si para davanti, in onore di Apollo ammazza. — Fortuna volle, che gli capitassero fra i piedi un Asino e l’Asinaio. Alessandro, fatto prendere l’Asinaio, gli disse: — recita l’atto di contrizione, bisogna che tu moia — Oh! come o da morire? disse l’A-