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figli peggiori. La Natura non tanto doma ancora, che le nuove leggi sopportasse in pace, e nè tanto gagliarda da ritornare, rompendole, alla pristina licenza; ora presa da dispetto prorompeva un sospiro, il quale, spaccata la crosta della terra tuttavia tenera, vulcano immane! inceneriva coi torrenti delle lave infiammate immenso tratto di paese: tale altra sbuffante d’ira piangeva, e pei suoi pianti straripavano i fiumi, il cielo apriva le sue cateratte, nei naufragi degli spessi diluvii andavano disperse le generazioni degli uomini; finalmente come inferma, che non sa trovare posa sopra le piume, si mutava dall’uno all’altro lato, e per via di cotesti moti i monti si precipitavano giù nelle valli, le valli si ergevano a scoscesi dirupi, i mari rubando la mano all’Eterno ingolarono terre, che indi in poi non videro più luce, mentre per gli antichi abissi delle acque, fatti pantani, dibattevano la coda agonizzando le Balene e l’altra mostruosa famiglia delle Foche saettata dal sole: in mezzo a così tremendi rivolgimenti l’uomo, infelice creatura, sbatacchiato di su di giù peggio del Ragnatelo appeso all’ale del molino a vento quando imperversa il libeccio tremò Dio tutto quanto aveva potenza di fargli del male, ed accattati i denti e le squamme al Coccodrillo, la proboscide agli Elefanti, le membra smisurate al Mastedonte, al Megaterio, e al Pteropattilo156, i rostri e gli artigli agli uccelli