Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/240

238

intendi, troverai essere Asino non ancora incivilito, e così in tutto ottantotto, e non bastarono a salvarmi dalle bastonate!333

Per crivelli la mia pelle fu giudicata sovrana e di questa si lavorarono scarpe eterne, non dirò quanto quelle che usava il Cardano per economia ch’erano di piombo, ma poco manco334, e cartapecora e zigrini. Dei tamburi più tardi. Con le mie ossa gli antichi fabbricarono arnesi in parte buoni e in parte no, e il mio Poeta con molta imparzialità lo ricorda nei seguenti versi:

«Se in cornamusa o in zufol piacer prendi
Son le sue ossa a bella posta fatte,
E ne puoi dadi far, se a giuoco attendi.»

Si licet, io non vorrei tacere un altro mio pregio e m’ingegnerò toccarlo per via di metafora a cagione della reverenza dovuta alla tua maestà. Il concime (capisci dirittamente), il mio concime valeva un Perù per letaminare le terre umide, nè questo ha da parerti piccolo vanto, perchè: dove mai la generazione degli uomini nata nella prima meta’ del secolo decimonono sopra le terre di italia non fosse servita almeno di fimo per istabbiare la generazione che venne fuori nell’altra metà del medesimo secolo, in fede di asino non si sarebbe saputo mai, che diavolo fosse ella uscita a fare nel mondo.