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cronista Mostrelet, quinto di nome, faceva trarre dietro a sè la sua insegna, la quale fu Coda di Volpe inalberata in vetta alla lancia a foggia di pennoncello, cosa che ai pratichi delle faccende del mondo in cotesti tempi dette da pensare assai240 — ed anche oggi ne dà. Qui cadrebbero in acconcio molte belle ed utili considerazioni intorno alle Volpi ed intorno alle Code messe in confronto agli spettabili viri dei tempi miei, come le vite parallele di Plutarco co’ suoi bei paragoni dietro; ma la è cosa che menerebbe troppo per le lunghe; voglio sperare che durante la eternità mi capiti un ritaglio di tempo per condurre a fine quest’altra opera; per ora mi basta riferire, come nella culla antica della Sapienza e delle Bestie, l’India, troviamo esaltata la Vacca per modo, che dalla sua coda trassero argomento di nobilissimo ordine cavalleresco.

Nella marea degli accidenti umani una volta parve che la vera uguaglianza avesse a mettere radice fra gli uomini e le Bestie, e questo baleno di fraternità lasciò vestigio nel linguaggio degli uomini: di vero ad un Leone o Tigre o Pardo che fosse, il quale da pari suo giocasse di granfie e di zanne, conferivasi il titolo di nobile Leone; ad un Mastino, che dove metteva il dente levava il pezzo, davasi del nobile Cane; se ad un Cavallo accadeva di vincere il palio e tu lo leggevi per le gazzette celebrato nobile Ca-